È possibile essere femministə e sottomessə allo stesso tempo? Proviamo a capire insieme come queste due realtà possono coesistere.

La lotta della donna tra emancipazione e sottomissione, è da anni discussa. Anche da tutte quelle donne e persone che si definiscono femministə, con la f minuscola. Nella sessualità e relazioni ci si chiede se il concetto di sottomissione vada contro quello del femminismo e di ciò che il movimento sostiene. Ma è davvero così?
Libri femministi come Bad Feminist di Roxane Gay, ci ricordano che il concetto stesso di femminismo, in verità, risulta imperfetto. Poiché è un movimento alimentato dalle persone e le persone sono intrinsecamente imperfette. Come tali, se l’equilibrio tra emancipazione e sottomissione sembra perdersi fra contraddizioni e domande, proviamo a capire insieme in quale modo è possibile reggersi in piedi in mezzo a due realtà che sembrano molto lontane; ma che forse non lo sono poi così tanto.
“A volte ho paura che non sarei così femminista se…”
Senza andare troppo lontano, la caricatura di una donna femminista è sempre stata dipinta come una persona arrabbiata, che odia il sesso e gli uomini. Caricatura deformata da quelle persone che, probabilmente, temono il femminismo più di tutto. Non sorprende però che anche molte donne abbiano avuto dei dubbi su questo concetto e definizione, inoltre usato spesso con accezione negativa.
Moltə femministə, in conflitto con il movimento e il loro essere, si sono chiestə se esistesse quindi una giusta forma di femminismo. Un femminismo più inclusivo, che tenesse conto delle complessità dell’esperienza umana e dell’individualità. Per alcunə, definirsi unə cattivə femminista (piuttosto che per niente femminista) è una conseguenza (o soluzione) di quello che è sempre stato messo sul piedistallo e definito come Femminista; di come una persona femminista dovrebbe apparire, essere o sostenere.
Il femminismo è sicuramente complesso, in continua evoluzione e imperfetto. Ma una cosa è certa: in una relazione, sia romantica che sessuale, il femminismo intersezionale, che tiene conto delle imperfezioni e molteplicità di una persona, è quel momento in cui viene esercitata la decisione di definire quale posizione avere. Anche se quella posizione è riconosciuta come “sottomessa”.
Il problema con la sottomissione è come viene considerata o chi la considera?
Perché la sottomissione è considerata problematica? La sottomissione è una qualità che la società ci ha portato a credere appartenga solo al genere femminile, e al di sotto di ogni potere. L’altra faccia della medaglia. In questo modo, se una delle qualità del femminismo in una donna è quella di “non essere dominata” allora non può, nello stesso momento, scegliere di venire sottomessa. Soprattutto da un uomo e di conseguenza in una relazione con un uomo.
Il femminismo oggi ci insegna che se questo ci permette di trovare la nostra voce, di farla sentire e di poter compiere le nostre scelte allora è così che prende forma. Quando, tra emancipazione e sottomissione, l’emancipazione ci consente di decidere per noi stessə, e capire la vastità del nostro spettro sessuale e identitario. Non sempre però le persone hanno la possibilità di sperimentare posizioni di potere, o di accorgersi delle influenze che si portano dentro insieme alle idee sulle posizioni e ruoli di genere internalizzati silenziosamente.
Esiste un’immaginazione sessuale femminista?
La creatività è fluida e richiede un immenso campo di possibilità. Autocensurarsi può limitare l’immaginazione sessuale e creare dei cortocircuiti nel modo in cui si decide di esprimere, esplorare e accrescere il proprio piacere e gioia erotica. Nelle nostre fantasie “contraddittorie” dobbiamo tenere in mente che interpretiamo ogni ruolo contemporaneamente, che sia quindi la posizione dominante e sottomessa.
In tutti questi anni di lotta alla liberazione sessuale, la base che coinvolge anche il femminismo, è la possibilità di scegliere; scegliere che ruoli interpretare, ascoltando i propri desideri. Una donna tra emancipazione e sottomissione può trovare il suo personale equilibrio.
La sottomissione non dipende da un atto di posizione dominante. Se una persona – femminista, nel contesto del dominio e della sottomissione, permette al suo io più vulnerabile e innocente di esistere, mettendo da parte le aspettative dei ruoli di genere imposti dal binarismo della società (o della propria mente), allora potrebbe essere la cosa più emancipata che possa fare.