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Ghosting, gaslighting e love bombing: il vocabolario delle relazioni tossiche

Ghosting, gaslighting, love bombing e chi più ne ha più ne metta. L’uso delle parole si fa sempre più importante. Ma cosa significano e perché dovremmo fare attenzione ad usarle?

da Giada | 14 Marzo 2022
Illustrazione che mostra una persona che vede un'immagine distorta allo specchio
Cecilia Grandi

Ghosting, gaslighting, love bombing e chi più ne ha più ne metta. Queste parole segnano le nostre narrazioni e vengono usate sempre più frequentemente. Parole che si portano dietro un fardello, utilizzate per descrivere come se fossero delle quasi-diagnosi-cliniche, stanno diventando la normalità della nostra generazione. Ma cosa significano e perché dovremmo fare attenzione ad usarle?

Questi termini si stanno allargando nel nostro vocabolario, in continuo aggiornamento, in particolare sui social media; spinti dagli algoritmi, gonfiati dalle iperbole e accompagnati dagli hashtag sul self love e la cura di sé. Ma sorgono spontanee alcune domande: questo tipo di linguaggio ci sta rendendo più empatici e sensibili tra di noi o l’uso improprio di queste parole può rivelarsi controproducente e dannoso?

Il significato dietro ad ogni parola

Secondo lo psicologo Nick Haslam, i concetti come abuso, bullismo e trauma, oggi comprendono una gamma di fenomeni molto più ampia rispetto a prima. I loro significati si ampliano e di conseguenza noi diventiamo molto più sensibili al danno e attenti alla sofferenza umana in tutte le sue sfumature. Questo fenomeno prende il nome di concept creep (che significa proprio estensione strisciante del concetto), ovvero quando il linguaggio clinico viene esteso in riferimento ad avvenimenti o vissuti quotidiani più semplici.

L’evoluzione del linguaggio e dei suoi concetti è vitale e fondamentale se la società è pronta a fare buon uso di queste informazioni, spiega Haslam. Questo cambiamento può aiutare a comprendere e dare maggiore consapevolezza e sensibilità verso le conseguenze psicologiche di quello che ci accade; portando a denunciare ciò che prima veniva tollerato e aiutando a identificare quei danni che venivano ignorati.

Se diamo il giusto nome a determinati comportamenti possiamo identificare se ci sta accadendo qualcosa che non va. L’altra faccia della medaglia però è che, più queste parole acquisiscono nuovi significati e complessità, più col tempo possono perdere di precisione. È importante ricordare che questi termini intendono riferirsi a pattern comportamentali e non a singoli casi, ma vediamo in breve che cosa significano.

Cosa vuol dire Love Bombing

Descritto come un vero e proprio “bombardamento d’amore”, il love bombing è una forma di manipolazione psicologica che avviene tramite intense dimostrazioni di affetto e attenzioni verso una persona, generalmente nella fase iniziale di una relazione, con l’obiettivo di influenzarla e crearci una dipendenza affettiva. Questo corteggiamento iperbolico può riconoscersi attraverso dichiarazioni d’amore eccessive, rimandi costanti all’esclusività della relazione e un’intensa concentrazione verso i bisogni dell’altrə. A differenza delle dimostrazioni vere e sane di amore, il love bombing è una ricerca egocentrica e ansiosa che ha l’unico scopo di gonfiare l’ego di chi lo pratica.

Cosa vuol dire Gaslighting

Formato da una serie di azioni manipolatorie subdole, il fenomeno del gaslighting ha come unico obiettivo quello di portare una persona alla pazzia. Il termine deve le sue origini all’opera teatrale inglese Gas Light di Patrick Hamilton del 1938, dove il protagonista, per raggiungere i suoi obiettivi senza essere scoperto dalla moglie, utilizza una serie di metodi per farla dubitare di sé stessa e della sua stessa percezione. La isola tagliandole i contatti sociali, limitandone la sua autonomia e facendole credere di aver fatto o visto cose che nella realtà non sono mai accadute.

Cosa vuol dire Ghosting

Nell’era delle relazioni online e del visualizzato e non risposto, fare o subire del ghosting significa porre fine ad un rapporto scomparendo, senza dare una valida motivazione e semplicemente rendendosi irreperibile. Potremmo definirla una maniera immatura e aggressiva di chiudere una relazione di qualsiasi tipo. Diventando a tutti gli effetti un fantasma, traducendosi in “io non sono mai esistitə con te” e “noi non siamo mai esistitə insieme”. O semplicemente ci siamo dimenticati di rispondere? In ogni caso, non è cortese.

I social media, l’era del trauma e delle difficoltà affettive

In questo momento dove tutto è terribile, con alle spalle anni non altrettanto piacevoli, l’Harvard Public Health Magazine lo chiama, in breve, l’era del trauma e purtroppo è molto facile intuire perché. Circa quattro adulti su dieci riportano sintomi di ansia e depressione causati da stress e sentimenti di solitudine o isolamento. Anche per questo motivo, sempre più persone ricercano conforto nei social media, un luogo in cui poter “cercare approvazione disperatamente”, esprimersi liberamente e trovare altre persone con cui avere delle discussioni aperte. Allo stesso modo però, i confini diventano spesso confusi e labili rispetto a quali informazioni personali dovrebbero essere condivise pubblicamente.

Se osserviamo il recente “crimine di Caleb” ad esempio, vediamo com’è sempre molto facile condividere con il mondo quello che ci accade e mettere alla gogna una persona che non si è comportata come avremmo voluto. Caleb, è stato accusato di ghosting, gaslighting e love bombing da molte ragazze di New York che, dopo settimane di appuntamenti, sono state scaricate in ugual modo. Probabilmente, le sue difficoltà affettive che non gli permettono di ottenere una relazione seria, gli hanno fatto meritare l’umiliazione pubblica?

Queste parole che sembrano avere un peso in più, tendono a conferire autorevolezza a chi le usa e generare, in chi ascolta, una risposta immediata e più positiva nei confronti di chi parla. Ma se le parole rispecchiano quello che accade, quando iniziano a modellarlo?

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