Uno sguardo a come il corpo femminile nell’arte è stato da secoli mezzo, strumento e simbolo. Protagonista di opinioni non richieste, stereotipi, ma anche grandi cambiamenti e conquiste.

L’idealizzazione che si è creata intorno al corpo femminile nell’arte, ha da secoli condizionato la sua concezione e considerazione nella storia. Abbiamo visto come la sessualità nell’arte pittorica occidentale è legata all’iconografia del corpo nudo, in particolare del nudo femminile. Sempre accompagnata da una continua ricerca del bello (inteso come ideale di bellezza) e dell’armonia.
Il corpo femminile quindi, è da secoli mezzo, strumento e simbolo. Protagonista di opinioni non richieste, stereotipi, ma anche grandi cambiamenti, piaceri e conquiste. Corpo politico, sociale e sessuale. La sua rappresentazione nell’arte infatti, non è slegata dai rapporti sociali e sessuali della società del tempo, in nessun periodo. Come si è evoluto quindi, il modo di guardare al corpo femminile?
Titillare lo sguardo sul corpo femminile nell’arte
I primi a sbalordire il pubblico dell’arte sono stati i pittori realisti dell’ottocento. I primi artisti, si può dire, che intrapresero la lotta alla normalizzazione del corpo e le sue forme. Presentandolo con iconografie reali e veritiere delle donne del tempo; prima del mito della magrezza, mostrarono seni formosi, pance, fianchi e cellulite, sfidando le norme e corteggiando lo scandalo.
È vero quindi che, nello studiare e analizzare l’arte, è possibile conoscere anche i diversi aspetti della sessualità nella società da cui ne deriva. Dalle idee sulla fertilità, moralità, ideali di bellezza, di genere e identità nazionale. Per questo, vanno tenute in considerazione le dinamiche del “guardare” e chiedersi: chi è il pubblico dell’opera? In che modo il nudo coinvolge il presunto spettatore o spettatrice? Qual è il rapporto tra artista e modella, artista e mecenate?
Come afferma il critico d’arte John Berger, sulla lunga tradizione nell’arte europea di nudo femminile: il protagonista (ovvero il vero soggetto) di queste opere, non appare mai nemmeno sulla tela. Ma, dice, “è lo spettatore davanti al quadro – e si presume che sia un uomo. È per lui che le figure hanno assunto la loro nudità.” I primi voyeur ad esempio, li dobbiamo a Lady Godiva nell’Inghilterra degli anni mille (diventata poi simbolo di emancipazione tra le suffragette nei primi del 900). Nota per aver attraversato la sua città nuda in sella ad un cavallo, come segno di protesta contro il marito. Celebrata più volte nelle arti figurative ottocentesche.
Se nella storia dell’arte, il corpo femminile è sempre stato rappresentato maggiormente da uomini (per altri uomini) è anche perché, per una donna, era molto difficile avvicinarsi alla professione dell’artista. Questa critica dello sguardo, quello che oggi chiamiamo male gaze, sposa ed empatizza molto bene anche la rappresentazione del corpo femminile nel porno mainstream.
Potere, piacere e frenesia del corpo delle donne nella pornografia
Ipersessualizzato, stereotipato, perfetto e bianco. Così, anche per i primi film porno mainstream, il corpo della donna è sempre stato visto dal punto di vista fallocentrico. Di Lauro e Rabkin, nel loro libro Dirty Movies, an Illustrated History of the Stag Film 1915-1970, ragionano sul fatto che anche gli interpreti maschili di questi film sono oggettivati. – Per stag film si intendono i primi film pornografici, proiettati clandestinamente, che avevano una lunghezza massima di 12 minuti, in bianco e nero e muti. Gli storici del cinema descrivono questi film come una forma primitiva di cinema poiché prodotti amatoriali da anonimi artisti uomini, che generalmente non riuscivano a raggiungere coerenza e continuità narrativa.
Secondo i due autori quindi, gli uomini in questi film “sono ancora meno “umanizzati” delle donne, che sono, dopo tutto, al centro dell’attenzione” (p. 26). Questi uomini, dicono, esistono solo come surrogati per il pubblico maschile. Sono i mezzi attraverso il quale lo spettatore può possedere il desiderio della sua lussuria, un’immagine idealizzata tanto quanto umiliata.
Di tutto questo però, non bisogna ignorare la struttura di potere più ampia in cui si verificano la disumanizzazione e l’oggettivazione del corpo della donna. Dai film per soli uomini (chiamati stag film) ai primi hard-core porno, fino ai nuovi indie erotic movies o ethical porn, la questione dello sguardo viene ribaltata. Ma lo scopo è rimasto lo stesso, ovvero ciò che più ha motivato le forme d’arte e la tecnologia: il piacere di guardare i corpi umani in movimento.
Il corpo oggi come rivoluzione, speranza ed evoluzione
L’evoluzione dello sguardo, del concetto di corpo e bellezza, deve molto allə artistə, ma anche registə di film porno, contemporanee. Forme, corpi, mode e società vanno di pari passo e si influenzano a vicenda. Diventano parte fondamentale dell’arte e le sue rappresentazioni, facendo dell’arte il frutto del proprio spazio e tempo. Se riserviamo ancora un po’ di fiducia nell’arte, da quella più antica fino ad oggi, capiremo come, in qualche modo, riesce a dare un senso al mondo e a rivoluzionarlo.
Il lavoro come quello di Linda Williams, professoressa in Film & Media e Retorica, ha ispirato la nuova ondata di raffigurazione del piacere femminile, oltre che del corpo, nel mondo della pornografia. Una delle tante che è riuscita a metterlo sulle pellicole, ad esempio, è Erika Lust. Ma insieme a lei, artistə e performer di tutto il mondo hanno ribaltato stereotipi, sfidando la società e mentalità del suo tempo. Entrando spesso anche in conflitto con i vari aspetti e paradossi dell’arte e sessualità.
Stiamo cercando di allontanarci sempre di più da quegli sguardi primitivi, misogini e fallocentrici, mentre godiamo di tutto quello che, con il nostro corpo, riusciamo, possiamo e vogliamo fare. E chissà se, il concetto del corpo femminile come lo conosciamo oggi esisterebbe, così com’è, se non fosse stato per la rappresentazione dei corpi di ieri.