L’intersezionalità è essenziale: soprattutto se si parla di benessere sessuale per tuttə. Scopriamo insieme cos’è e perché è così necessaria.

Ne avete già sentito parlare o è la prima volta che scoprite questa definizione? Spesso la troviamo al fianco della parola femminismo. Insieme, vogliamo approfondire meglio cos’è l’intersezionalità e capire perché è così necessaria.
L’intersezionalità è essenziale: anche e soprattutto quando si parla di benessere sessuale per tuttə. Non c’è parità se non è intersezionale. Bisogna considerare che ogni persona appartiene a più categorie sociali, e queste categorie sono in relazione fra di loro. L’intersezionalità tiene conto delle molteplicità dell’individuo; diventando così fondamentale nei movimenti e nelle politiche identitarie di lotta ai diritti. Proviamo a fare conoscenza con il discorso partendo da alcuni punti chiave:
#1 Definizione di intersezionalità
INTERSEZIONALE agg. [comp. di inter – e sezione] – che riguarda insieme più sezioni o si svolge fra più sezioni.
Etimologia da vocabolario a parte, il termine viene e può venire usato in molti modi diversi:
Il primo e più comune è per fare riferimento alle relazioni fra le “tre grandi” categorie sociali: genere/sesso biologico, etnia e classe.
Può essere usato per indicare questioni di identità, che siano di genere o sessuale. Quindi tutto quello che ne riguarda la sua espressione e orientamento di attrazione.
Oppure a modelli basati sulle molteplicità che includono ad esempio l’età e le disabilità.
Il concetto di intersezionalità è molto ampio e comprende inevitabilmente ogni singolarità della persona. Oltre ad evidenziare che ogni individuo può essere più cose contemporaneamente, il suo scopo è
anche quello di problematizzare le distinzioni e superare le cosiddette “categorie”.
#2 La sua origine femminista e antirazzista
Il concetto deve molto alla storia femminista e antirazzista e va sempre ricordato il perché.
Tornando indietro nel tempo ci troviamo nel 1851, alla Women’s Convention in Ohio, quando Sojourner Truth, nota esponente del movimento antischiavista, pronuncia il suo discorso Ain’t I a Woman? (non sono forse una donna?) che può essere considerato come il primissimo esempio di quello che viene interpretato come un appello all’intersezionalità. Dove una donna afferma il suo genere e etnia.
Molte attiviste, più avanti negli anni, citarono il discorso di Sojourner Truth. Un altro esempio più recente invece, negli Stati Uniti fra il 1974 e 1980, è un testo scritto da Combahee River Collective, collettivo di femministe lesbiche nere. Il testo sottolinea l’importanza di unire tutte quelle lotte che riguardano l’oppressione, il razzismo e l’identità.
In fine, la studiosa più citata quando si parla di intersezionalità, è Kimberlé Williams Crenshaw. Giurista e attivista afroamericana, tramite la sua esperienza all’interno di movimenti femministi e antirazzisti, pose l’attenzione sulla posizione dei soggetti all’interno di insiemi di potere.
La Crenshaw evidenzia così tre dimensioni da tenere sempre presente quando si parla di differenze e discriminazioni:
- molteplicità e pluralità delle differenze
- simultaneità delle oppressioni e il rifiuto di creare fra di loro una gerarchia
- necessità di porre l’attenzione al contesto e al posizionamento del soggetto in un dato luogo e momento
Da sempre, su ogni questione che riguardasse le donne e le minoranze, si ha la necessità che queste battaglie riguardino ognuno di noi.
#3 Intersezionalità sempre
Anche quando parliamo di benessere, educazione e libertà sessuale bisogna sempre considerare che la rappresentazione e il discorso non è veramente collettivo se non ha una visione intersezionale. Si sono elaborati diversi schemi, potenzialmente infiniti, che includono più “livelli di differenze” da tenere presente.
Spesso è più facile pensare che le differenze ci dividano. Ma sono proprio tutte quelle molteplicità del nostro essere a renderci quello che siamo. Facendoci avvicinare fra di noi e rifiutare le distinzioni come un problema. Anche nel sesso!